Pensieri e parole di un giornalista alla Pollino Marathon (…e un pacco gara che dice tutto)

Ho pensato molto a cosa e come scrivere del mio ritorno alla Pollino Marathon. Ero arrivato a Terranova di Pollino in una veste per me insolita. Normalmente sono il giornalista che si butta sul campo, armato di macchina fotografica e i cinque sensi acuiti al massimo per poter cogliere, prima, e sviluppare, poi, ogni aspetto dell’evento.

Stavolta era diverso. Stavolta ero un ospite, un testimone. Quando Luciano Ciminelli, organizzatore della stessa Marathon, e tra i dirigenti del Trofeo dei Parchi Naturali, mi ha chiamato sono partito con tanta curiosità, qualche punto di domanda relativo proprio al mio operato e tanta, tanta voglia di scoprire, di sperimentare. Anche di abbracciare vecchi amici. E certo, come poi è stato, di conoscerne nuovi.

Fatto sta che quando sono entrato a Terranova di Pollino era venerdì e tutto era apparentemente tranquillo. La macchina organizzativa invece aveva i “giri alti”. Il calore mi ha subito pervaso. Mi sentivo già a casa. «Sei qui per raccontare la Pollino Marathon. Sei un testimone. L’hai vista dal vivo undici anni fa. Ora ci dirai come la trovi», le parole di Luciano Ciminelli.

E la conferenza alla vigilia è stata la sede ideale per un dibattito interessante, costruttivo. C’erano autorità ed enti, associazioni private, addetti ai lavori… Ognuno ha detto la sua. E allora lì è stato tutto più chiaro. DEVO essere un “missionario” di questo incontro.

Tutti noi, stampa, operatori, enti, dobbiamo mettere a frutto questo enorme potenziale che ha non solo la Marathon del Pollino, ma l’intera Basilicata. E l’evento di Terranova non è che un esempio perfetto di tutto ciò.
Chiaro, ora è lecito chiedermi qual è questo potenziale? Ma cosa potrei dire senza scendere nell’ovvio (badate bene non in senso dispregiativo in questo caso)? Che la Basilicata è stupenda? E’ vero. Che c’è poco traffico? Vero anche questo. E ancora, una natura selvaggia. Che si sente il calore del Sud, soprattutto per me che sono del “Nord”. Come se un reatino – Rieti Centro d’Italia – fosse del Nord!

Delle potenzialità, del discorso tecnico-turistico potete leggere qui, su bici.PRO, la testata per cui scrivo. E allora vi lascio alle parole di un biker, uno dei tanti presenti alla 22a Pollino Marathon. Un appassionato preso a caso.

Prima però posso solo dire che la Marathon del Pollino è cresciuta ma è sempre la stessa. Si è evoluta, anche a livello tecnologico penso per esempio alla App Ride with Alex o al buon uso dei social, ma non ha tradito sé stessa. Percorsi duri, tecnici e “wild”. Paesaggi unici, la gara per i bambini, la mostra fotografica… Questa Mx ha quella centralità geografica all’interno del Trofeo dei Parchi che la rende un perno. Il fatto di annoverare al via 153 team la dice lunga.

Ma al netto dei numeri, che dopo la pandemia sono impazziti in tutta Italia, c’è un elemento che mi ha colpito e che giudico uno vero colpo da maestri: il pacco gara “I Sapori del Pollino”. Nella scatolina che avete ritirato c’erano ingredienti genuini specifici per una ricetta tipica che potete scoprire qui. Una ricetta spiegata su Facebook da un “cuoco custode”, Pino Golia. Cuoco custode, capito la potenza di questa parola? Custode delle tradizioni, dei valori, del territorio, di un popolo. Questo è un pacco gara avveniristico a mio avviso. E’ la realizzazione piena di un evento amatoriale. E’ il connubio perfetto tra l’organizzare di un evento sportivo e il territorio, di cui tanto si è parlato nella conferenza della vigilia.

Ma ora basta, non mi dilungo. Vi lascio quindi alle parole di questo biker, Raffaele Freda. Sedetevi, prendete una birra e godetevi questi 4’45” di racconto, di Pollino Marathon…

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